Angelina Jolie torna (in Iraq) a fare quello che la fa stare meglio, la donna perfetta e senza paura per l’Onu e per se stessa

Archiviato “il caso Brad”, finalmente l’attrice riveste i suoi panni preferiti aka quelli di filantropa

Dopo aver (forse) archiviato il capitolo divorzio da Brad Pitt, ex marito e decisamente ex amico, Angelina Jolie è pronta per riprendere a pieno ritmo la sua attività preferita. E no, non stiamo parlando della sua carriera di attrice (anche se comunque in questo periodo è impegnata sul set di Come Away, ndr); bensì di quella di filantropica. Domenica scorsa, Angelina, in qualità di ambasciatrice ONU per l’Alto Commissariato dei Rifugiati (UNHCR) si è recata in un campo profughi situato sulla frontiera dell’Iraq con la Turchia, esprimendosi in maniera molto preoccupante sulla situazione dei rifugiati siriani e iracheni al confine dei due Paesi.

Riassumendo in breve la situazione geo-politica irachena attuale: il Paese versa ora in un’instabilità politica intensissima, essendo nuovamente minacciato dalla presenza dell’Isis proprio mentre le forze armate curde in Siria sembravano arrivate a un punto di svolta nella lotta al califfato. In tutto questo, la Turchia minaccia azioni militari contro le forze armate curde, e le condizioni in cui versano gli sfollati nelle intersezioni geografiche di queste zone caldissime sono sempre più drammatiche.

“L’UNHCR ha ricevuto nel 2014 solo la metà dei finanziamenti necessari per i suoi programmi in Iraq e Siria. Ed è molto preoccupante il ritmo lento con il quale sta procedendo quest’anno il mantenimento delle promesse che erano state fatte” ha raccontato in conferenza stampa Angelina Jolie. “È la quinta volta che visito il Paese dal 2007 e le sofferenze della gente non hanno fatto altro che peggiorare con il passare del tempo” ha concluso preoccupata l’attrice invocando un appello ai governi per un cessate il fuoco.

Più di 3 milioni di persone sono state sfollate dall’inizio del conflitto siriano, un conflitto le cui drammatiche conseguenze si stanno riversando sul fronte iracheno, che potrebbe diventare presto il nuovo teatro della guerra in atto tra il fronte israelo-statunitense e quello iraniano. Gli ultimi dati ufficiali dell’UNICEF sono preoccupanti; ben 4 milioni di bambini siriani sono nati in guerra dall’inizio del conflitto nel 2011. “Ho incontrato mamme i cui bambini sono stati rapiti dallo Stato Islamico. Come genitore non posso nemmeno immaginare un orrore simile. Non c’è nulla al mondo che ti prepari a incontrare questi sopravvissuti; né a comprendere come non possano ricevere l’aiuto urgente di cui hanno bisogno”.

Source: elle.com

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